ci muoviamo in ciò che non struttura
[l’ombra]
profilo n. 1
pensa
che dura il giorno finché lo vedi
come si muove prima che solo
una luce resti sopra la traccia
in un calore da togliere il fiato
non è così che
si fa più breve dopo
già non sapendolo certo
o che ritorni, mentre col labbro
lì da un centimetro sopra
la polvere dire quel poco
che non ripete parola
né suono, fare un rumore
come se fosse più niente
ciò che si fa, il molto
che argina il tempo
profilo n. 3
segui
me dall’ombra, sino a che
ricresca in superficie
l’anima versatile col corpo
nella pelle vertebrata mise
prime ali
scuotersi nell’aria dopo i fili
i tendini dal corpo, l’arto agile
alla luce dove stare lì nei vivi
movimenti di un Aprile, sopra
ciò che è già scomparso
profilo n. 6
argina il vuoto la mano
meglio purché s’apra e
prenda parte al movimento
prima ancora e dopo
dentro la fessura si fa largo
l’unghia, dove c’è silenzio
tra le ossa, le giunture
càpita poi per ritrovarlo qui
di fare un segno dentro il tempo
profilo n. 20
dirsi capìti poiché ripete la bocca
sopra levando le labbra per l’aria,
le ciglia per dare alla retina luce,
oppure chiudersi dentro una ragione
fino a che tutto finisca, dove si muovono
tutte le cose segnate nell’ombra
senza una storia, fare silenzio
ché si ricreda chi ascolta (come
se andarsene fosse un non dire di più)
profilo n. 33
l’argine aggirare a scatto
d’occhio a nottetempo già sbarrato
in piena luce con la torcia
scavalcare l’ombra propria
invalicabile al soffitto
storto ai muri dai minuti
dà bisbigli d’angolo all’orecchio
l’eco della voce
e nulla più ad una svolta
Estratti da Profilo minore, di Federico Federici
in Leggere variazioni di rotta, a cura di Luigi Metropoli
Le Voci della Luna, 2008, ISBN 9788890245084